giovedì 29 maggio 2008

resort, fantasmi e colori

Sono giornate molto piene, spesso noiose, in cui metto il naso fuori dalla porta solo la sera per mangiare. Quando però mi reco in università ammetto che mi è va parecchio bene, sia con Hara che con Bando.

Lunedì, pur non avendo lavorato molto per la revisione con Hara, sono andato a mostrare i miei piccoli avanzamenti sperando di non prendermi un cazziatone (in giapponese potrebbe essere katsutòn), cercando consiglio esperto nella scelta dell'area su cui lavorare*. L'unico progresso che ho esposto è stata la ricerca di oltre duecento tipologie di guida fatta per il laboratori di sintesi al Poli, oltre a cinque pagine di riflessioni-appunti sulla mia ormai finita moleskine. Hara e compagnia bella rimane molto impressionato sia dalla lunga lista - per lui incomprensibile - sia dai ragionamenti che sto mettendo nel progetto. Parliamo a lungo e gli altri compagni al tavolo ascoltano interessati, fino a quando Hara mi promette che appena avrà finito un lavoro per un resort di lusso su un'isoletta a sud del Giappone, mi manderà una copia del progetto via mail e vorrebbe che ne facessi uno sulla falsariga per conto mio. Non ho capito se intendesse l'hotel o il progetto, ma ho sorriso entusiasta. Settimana prossima inoltre mi porterà anche una copia in inglese del suo ultimo libro, che viene pubblicato proprio in questi giorni.

Martedì invece ho presentato il mio poster a Bando e alla classe di tipografia. Ippei era assente e io mi sono appellato al gentilissimo Shoutaro, che broccolava con le studentesse più giovani e soggette al fascino del senpai (せんぱい, il compagno più grande). Fattagli notare l'evidenza del suo atteggiamento, e richiamato all'ordine di tradurre tutto, mi risponde che gli sembra di vedere in me il fantasma di Silvia e si mette subito a farmi da interprete.
Prima di iniziare le varie esposizioni ognuno ha avuto a disposizione 5 voti per esprimere la proprio preferenza, e con mia grande gioia e soddisfazione ho raggiunto quota 10 voti, classificandomi nei primi 6 poster sugli oltre 40 appesi. La gioia viene però subito contenuta da Bando sensei, che mi chiede di presentare in giapponese. Pa ni co. Lo convinco - mi ci è voluto poco - che non saprei farlo, e cerco di usare al meglio i miei tre minuti a disposizione. Il mio lavoro però gli piace talmente tanto che cominciamo a dibattere per oltre mezz'ora sull'uso che ho fatto del colore e del significato che io gli attribuisco. Per farla breve: in Giappone il grigio difficilmente esprime tristezza, più spesso indica intelligenza, sempre tenendo a mente che non esiste mai significato univoco per i colori. Finisco stremato la conversazione, ma rimedio dei complimenti in privato da Bando sensei, il quale aggiunge che sarebbe felice di vederne ulteriori progressi del tutto estrei al corso.

Yatta!


* Hara mi ha praticamente obbligato a lavorare su Kokubunji e Takanodai, ridendo della vastità di Tokyo rispetto a tutte le città europee. Grazie comunque per i pareri che avete dato nel sondaggio.

3 commenti:

b. ha detto...

Ma si possono vedere questi lavori? Sono curiosa! Giuro che non copio...mandameli anche via mail se preferisci, ricambierò con i link degli ultimi lavori politecnici (sempre che tu non gli abbia già visti)

alwayslafatina ha detto...

Mi piace la tua ingenuità.... anche se sono uomini (i tuoi professori) sono sicura che subiscano il fascino del tuo biondo-occhi verdi...
altro che bei lavori!

Anonimo ha detto...

Ma è fantasmaMitico!!!! daje marco!!! Faje vedè chi siamo noi italiani a questi Giappo!!!...Perchè parlo romano? Pota...capita...ciao!!!