Lo so che dal titolo non aspettate altro che ricevere conferme e curiosità dal mondo erotico giapponese, ma ve le farò sudare.
Questa volta ad andare in giro per Tokyo ero in compagnia di Davide, partenza alle 15:00 con destinazione ancora da definire. Sulla metro il metodo infallibile del carta-forbice-sasso (che in giapponese di dice karuta-forubice-satsu) ci indica la via: Akihabara, il quartiere tecnologico. Così dopo tanto treno, scendiamo alla Tokyo Station per incamminarci per la nostra meta e goderci la brulicante vita della città all'ombra dei grattacieli. Sfortuna però ha voluto che ci dimenticassimo delle cartine, per cui ci troviamo a camminare orientandoci col muschio sugli alberi... Prima di incamminarci impongo una sosta: libreria internazionale Maruzen, quattro piani in un palazzone proprio fuori dalla stazione. La mia sete di lettura non ce la faceva più ad accontentarsi di internet, per cui esco contento contento con tre libri: due giapponesi di grafica dal titolo sconosciuto - è scritto tutto in kanji - e uno in italiano - La signora della barca, di Murasaki Shikibu - ma sempre giapponese.
Usciamo che è buio e i neon colmano il vuoto del sole con colori fluorescenti. In direzione della nostra meta finale passiamo per Ginza, il quartiere commerciale con tutti i negozi d'alta moda. Trovarci degli italiani è tanto facile quanto fastidioso, e se la cosa irrita me - ma soprattutto Davide - figuratevi quanto possa dar fastidio ai nippo-borghesucci che camminano ostentando i sacchetti di qualche atelie, che poi magari dentro ci trovi le cose di H&M! Premessa a parte, Ginza è uno degli emblemi di Tokyo e lascia senza respiro: cammino lentamente e realizzo che sono per davvero a Tokyo. È un continuo avvicendarsi di flash e luci lampeggianti, difficile non scontrarsi con qualcuno tanta è la ressa, ma nessuno è tanto scortese da non chiedere scusa. Nelle vetrine dei palazzi iper-tecnologici firmati dagli architetti più famosi del momento si riflettono le macchine costose che viaggiano nelle quattro corsie sottostanti. Insomma, Tokyo come ce la si può immaginare.
Stanchi dalla vascata a piedi, prendiamo la metro per andare ad Akihabara. Poche fermate, ma abbastanza da indicarci che non ce l'avremmo mai fatta a piedi, e arriviamo in quello che è considerato il paradiso mondiale dell'elettronica. Se cerchi qualcosa che abbia anche solo un chip, qui lo trovi. Arriviamo intorno alle 8.15 di sera e l'atmosfera non è quella che ci immaginavamo, sicuramente per colpa nostra e dell'orario: molti negozi sono chiusi e c'è abbastanza spazio per passeggiare tranquillamente sui piccoli marciapiedi. Siamo comunque impressionati da tutto, tanto che alziamo gli sguardi e vediamo un palazzo con scritto "sega" (calma, non è ancora il momento erotico del post!), la casa produttrice di videogiochi, Sonic su tutti. Entriamo in quella che definire sala giochi è riduttivo: piano dopo piano si sale in stanzoni tematici, ognuno con postazioni collegate in rete. Vi faccio un esempio di gioco sperando di esser chiaro: avete presente le carte magic? Ecco, ogni postazione possiede un tavolo touch-screen su cui disponete le vostre carte, aspettate che i vostri avversari facciamo lo stesso - circa una ventina - e inizia il combattimento che chiunque può osservare sul maxi-schermo posto di fronte a tutti. Per non parlare poi di quei videogame che integrano pulsanti classici con il touch-screen. È tutto talmente oltre le mie concezioni di gioco che son certo di non aver capito nemmeno la metà di quello che facevamo quei pazzi... Usciamo a prendere ossigeno, e ci imbattiamo in un sexy shop di quattro piani.
Potevamo non entrare? Entriamo con un sorriso da orecchio a orecchio, ma sia chiaro solo per dovere di cronaca. Ora, in Italia non sono un frequentatore di certi posti, ma quello - e soprattutto chi e come - ci trovo dentro mi lascia interdetto: alle pareti foto che lasciano poco all'immaginazione, oggettistica vernice di strane forme (che poi è solo una, la più semplice!), e costumini in lattice presi paro paro dai manga, vedi Neon Genesis Evangelion. Ma fin qui nulla di strano. Quello che mi ha lasciato stupito è l'atteggiamento delle persone che si incontrano: manager in giacca e cravatta, ragazzi con le divise di scuola, donne in tailleur con la 24ore in mano, tutti insieme come se fossero al supermercato. Non dico che ci sia qualcosa di male, anzi, ma la concezione di vergogna è palesemente cosa nostra, non loro. Cercare DVD porno, o falli colorati o mutandine usate (a valanghe!), è naturale come andare a prender della frutta... serve tutto a soddisfare il corpo. Uscendo scopriamo una cosa simpatica: se entri e ti lasci fare una foto con uno dei completini (molto incompleti) che hai provato ai piani superiori, puoi usufruire del 20% di sconto... ci sto ancora pensando, il biondo tira un sacco quest'anno!
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3 commenti:
hu huuuuuu!!! :D già ti vedo con una divisa da scolaretta e delle treccine bionde finte!!! hehe! ricordati uno dei miei primi commenti e stai ben attento!!! :D
Ciao Marco, siamo tornati da una lunghissima settimana rapallese... una pacchia! abbiamo mangiato un sacco di focaccia al formaggio e pansotti... seguendo le indicazioni tue e di gu abbiamo scoperto l'aperitivo al gallo nero: ottimo! un sacco di focaccine e torte salate! grazie del consiglio (meno male che siamo tornati, non riuscivo più a smettere di mangiare)
Sono sempre contenta di leggere le tue avventure, non so quanto resisterei senza di diventare isterica per tutto quel casino!
bacioni
paola
dai broooo applicati per il mio piano diabolico di arricchimento attraverso mutande usate! Così risparmiamo sul detersivo!!! XD
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