lunedì 7 aprile 2008

onsen, telefono e hanami

Giornata piena senza che fosse in programma: poco prima di mezzogiorno mi lancio alla ricerca di un telefono con cui comunicare (leggi mandare-leggere mail) insieme a Davide. Alla comitiva si aggiungono Alicia e la sua amica Ayako-san che si propone di farmi da traduttrice. Ok, affare fatto.

Prima di cercare sto telefono però ci fermiamo agli onsen, i bagni: un mix tra terme e bagni turchi - insomma una figata! - in totale silenzio e totale nudità*. Il commento viene ovviamente a posteriori perchè sul momento è stato un incubo cercare di capire come funzioni tutto, senza nessuno che ti spieghi o che parli inglese e senza alcuno da imitare. Alla fine riusciamo a capire il procedimento:
1) Si entra e ci si siede di fronte a un muricciolo con tante postazioni composte da specchio, bacinella, rubinetto, doccia e saponi. Qui ci si pulisce a fondo insaponandosi e trofinandosi con l'ascigamano che ci si porta dietro.
2) Dopo questa operazione si è abilitati ad entrare con calma (ve lo cosiglio!) nelle vasche d'acqua termale bollente in cui sono in ammollo altri vecchiazzi cinture-nere-di-qualsiasi-arte-marziale.
3) Appena sentite che le forze vi stanno abbandonando è il momento di fare due passi e andare nella vasca all'aperto, non più bollente ma stra-bollente. Anche qui ovviamente non è lecito emettere nessun grido di dolore o espressione di sofferenza perchè siamo in Giappone e qui il male è all'ordine del giorno.
4) Quando sentite che il vostro odio per tutto quello che vi sta intorno è al culmine è il momento di alzarsi e di fare un tuffo nella vasca in cui molta gente è placidamente a sorridere. Il perchè lo fanno è ovvio solo dopo il vostro ingresso: in acqua ci sono anche pinguini e orsi polari e sfido chiunque a non ridere delle facce che accompagnano la sorpresa della temperatura abissale. Ma qui siamo in Giappone e nessuno emette suono...
5) Una volta ritrovata sensibilità nelle gambe ci si può alzare e tornare al punto 1 per poi uscire.
Anche se dentro è una tortura i benefici sono immediati e ci si sente subito leggeri e felici di essere ancora al mondo. Ve lo consiglo "caldamente"...

Torno alla ricerca del telefono e ne trovo uno in un supermercato (si, ho scritto supermercato) ma disguidi tra la compagnia telefonica e il mio passaporto senza indirizzo mi impediscono ancora di poter ricevere/fare chiamate... Io che a queste porcate delle compagnie telefoniche ci sono abituato non mi stupisco più di tanto, ma mi rincuora la faccia incredula di Ayako-san perchè il amore per il Giappone stava precipitando.

Salutiamo la nostra compagnìa nipponica per trovarci a pomeriggio inoltrato con Akane (che ci ha definitivamente permesso di chiamarla Akane senza "-san") per un hanami. Questo hanami, il cui significato è "guardare i fiori", non è altro che un mega pic-nic di massa sotto i ciliegi in fiore, nonchè occasione perfetta per sbronzarsi miserabilmente in compagnia di altre migliaia di persone che hanno steso la loro copertine di fianco alla vostra. Il nostro anami passa velocemente con tanto vino, altrettanto sakè, e molto sushi fatto al momento con le cose portate da casa. Tutti sbronzi, compresa Akane che ci pregava di non dire nulla a Keeko-san (!!!), tranne me. Meglio così perchè non sapevo minimamente dov'ero, e vi dico solo che per tornare a casa ci abbiamo messo 1 ora e mezza solo di treno!


* Sottolineno nudità solo perchè qui in oriente ci si sente dei fenomeni, ma non approfondirò! Chi vuol cogliere...

5 commenti:

Davide ha detto...

Ok: nulla da dire su ciò che è stato scritto. Tutto assolutamente vero.
Un paio di aggiunte però non guastano mai.

Ad esmpio: voi vi aspettereste di andare in un bagnettino old-stye, coi vecchietti, la tinozza di legno e zero tecnologia... MA quì siamo in giappone, ed ecco che all'entrata ti viene affidato un braccialetto apparentemente innocuo, in realtà dotato di microchip che registra tutto quanto in modo da poterti fornire un conto preciso all'uscita. OVVIAMENTE questo "braccialetto" funge anche da chiave per l'armadietto se lo si preme contro il bottone dell'antina e funziona perfettamente immergendolo nell'acqua a 3000 gradi e subito dopo in quella a -3000...

A proprosito dell'acqua, che per la temperatura dovrebbe essere già ghiaccio (ma è evidente che quì c'è qualcosa di zen per cui può rimanere ancora liquida per farti provare più dolore...), guardandoti attorno puoi capire il perchè della temperatura così gelida. Le persone attorno a te nella vasca chiamata "il polo sud mi fa una pippa" hanno tutti gli occhi chiusi in meditazione profonda (o forse ipotermia) fatto sta che raggiungendo la catarsi non provano dolore alcuno e sono tanto placidi.
Io, svelato l'arcano, ci ho immediatamente provato, acquisendo la cittadinanza giapponese onararia, ma non riuscendo del tutto nel raggiungimento del Nirvana.
Ma ci riproverò: promesso.

By the way bisogna veramente dire che una volta finito tutto quanto, mentre ci si riveste e si esce, ci si sente davvero pacifici, quieti e rilassati. Oserei dire "Puliti Dentro". E davvero, stavolta, non sto scherzando...

Per chi non ha fatto il bagno, c'è ovviamente un altro modo di sentirsi puliti dentro: lo si può sperimentare al centro di Tokyo, in un parco gigante circondato da palazzi. Lì la gente si raduna sostanzialmente per vomitare.
E se un occidentale vomita normalmente, un giapponese ci mette tutta la sua vita in quell'azione.
Abbiamo ancora molto da imparare...

Davide-san

cavi ha detto...

Ahahah, verissimo Davide-san! In effetti in poche ore che siamo rimasti al parco ce ne sono morti di fianco almeno 3! Ma morti morti... di quelli che li portano via caricandoli su un telo e son necessari almeno altri 10 ubriachi per trasportarlo in salvo!

PB ha detto...

Abituatici al giapponese-che-collassa-perchè-non-regge-l'alchool.E' la norma;noi dopo ogni party uscivamo scavalcando i cadaveri...

vale ha detto...

(quasi) come in finlandia! lì però si fa il bagno nel lago, ghiacciato. ma il procedimento è lo stesso, e le reazioni anche.

Unknown ha detto...

quindi gli unici che vomitavano in terra straniera e non reggevano il confronto con gli indigeni eravamo io e tosh?
maledetti tedeschi...