domenica 27 aprile 2008

vuoto, semplicità e wii party

Prima lezione di Hara sensei di Visual Communication per il BA (grossomodo il nostro triennio). Arrivato in perfetto orario non ricordavo se sarei assistito in classe da Ippei, che fortunatamente si presenta pochi minuti più tardi - meno male! - scusandosi del ritardo causato da un mal di testa post-sbronza allucinante. Lo vedo che prende strane pozioni cinesi fatte apposta per l'eventualità (così dice lui, a me sembrava ginseng), e si riprende poco dopo.
Nel frattempo mi trovo circondato da una cinquantina di ragazzi/e sui ventun anni che mi fissano stupiti... ma ormai ci sono abituato e rispondo sempre con un "bhu!". Hara-sensei arriva, mi saluta, scambiamo due convenevoli di fronte a tutta la classe in silenzio e poi lo ascolto mentre dice qualche parola di introduzione a me e al design italiano, tanto che durante la pausa le due ragazze sedute di fronte a me mi scattano delle foto; io sorrido e mi metto in posa, ma misentivo lo stesso un animale allo zoo!

La lezione è in giapponese - ovvio - e Ippei mi traduce almeno il 40% di tutto in modo che capisca almeno il senso generale delle perle di saggezza di Hara. Tema: "emptiness, accessible environment" (il vuoto, ambiente accessibile), alias quanto di più giapponese si possa avere. Per farla breve, la lezione ruota attorno al concetto di globale/locale, di differenze e di cultura, di divinità, di modelli di comunicazione (Shannon & Weaver vs Ah-Un*), di semplicità e di pulizia. Molto zen, o semplicemente distante da tutto quello che siamo abituati a vedere. A fine lezione vado a fargli una domanda in privato - leccaculo si, ma con discrezione! - e gli chiedo se non è paradossale esprimere il vuoto definendo dei limiti, la risposta è breve e chiara "si, ma è solo una questione di esserne coscienti". Amen.

Arrivo a casa e mi presento da Davide e al party che ha organizzato con i suoi compagni di classe. Qualche ora di Mario Kart e picchiaduro affini e mi congedo sperando di non aver fatto torto a nessuno, anche se Davide non mi sembrava proprio contento che li abbandonassi. Mi spiace davvero, oltretutto Kotaro san (detto Ko) era stato tanto gentile da regalarmi un pacco di sale, visto che il mio connazionale gli aveva riferito la mia battuta sulla difficoltà di riconoscere sale e zucchero al supermercato. In verità poi non è stato per nulla difficile, l'uno è tra le spezie e l'altro è tra i dolci, ma credo volesse suggerirmi di cucinargli qualcosa di italiano... La lezione però l'ho già imparata: non ho sufficiente spazio per cucinare, spiacente!


* Modello orientale secondo il quale si comunica solo attraverso un primo e veloce contatto visivo. Scusate se lo banalizzo, in verità è molto più complesso e affascinante.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ah-Un molto interessante, sono affascinata daquestalezione spero che tu mi possa fare lezione in seguito,baci mumy

gu ha detto...

si, ma quello che mi interessa oggi è: qual era il contenuto della pozione di Ippei? Sarebbe vitale saperlo per poter scrivere la tesi la domenica mattina...

Unknown ha detto...

La domanda è una sola... come hai fatto a ricordarti come dire "paradossale" in inglese, ma soprattutto come hai fatto a farlo capire a un giapponese?!

Paradocsuricaru?

cavi ha detto...

"Paradoxical", e Hara parla inglese bene... anche se c'ho messo 40 minuti a capire che con "sink" intendevo "pensare" e non "affondare"