venerdì 25 aprile 2008

treni, museo e pioggia

Ieri mattina, preso da forte sconforto per non essermi ancora avventurato seriamente a Tokyo, decido di andare in uno dei tanti musei della capitale. Siccome non mi importava quale, prendo la lista e punto il dito: Tokyo Metropolitan Museum of Photography, detto anche syabi. Cerco di capire per una buona mezz'oretta dove sia e come posso arrivarci e finalmente esco di casa; pantaloncini corti, impermeabile (sponsor fuorisalone.it), zaino, macchine fotografiche, moleskine e mappa dei mezzi.

Takanodai > Kokubunji > Sinjuku > Ebisu. La strada è abbastanza facile, devo solo cambiare quattro volte e aspettare. Già, aspettare e aspettare molto! Poche fermate per un viaggio di un ora e mezza. All'andata passa velocemente, addirittura seduto, guardando la gente che mi guarda, notando curiosi atteggiamenti dei giapponesi in treno (si tolgono tranquillamente le scarpe!) e cercando di esercitarmi con l'hiragana. Stazione d'arrivo Ebisu, uscita est e 7 minuti di cammino sulla Sky Walk - queste le indicazioni sul sito del museo - e mi trovo di fronte allo syabi.

Il museo si sviluppa su tre piani, ognuno con una mostra differente, tutte abbastanza grandi. Sfodero con orgoglio la mia tessera dell'università e per poco meno di 10 € me le gusto tutte e tre. Moleskine e matita in mano e una valanga di appunti! Tutte molto belle: la prima è stata un'esposizione di foto del palazzo imperale di Pechino agli inizi del '900 con relativa copia d'autore ai giorni d'oggi. La seconda è stata quella che mi è piaciuta di più: una retrospettiva su Mario Giacomelli, che non conoscevo. Molto intensa e profonda in ogni tema. L'ultima mostra si intitola "fotografia e surrealismo" e anche se non ho mai apprezzato pienamente il surrealismo
è molto ben costruita. Esco dal museo dopo due ore e diluvia.

Il viaggio di ritorno è un'odissea: ora di punta per milioni di persone e tutte in metropolitana, probabilmente tutti sulla mia linea, probabilmente tutti sul mio treno, probabilmente tutti sulla mia carrozza. C'era tanta di quella gente che non riuscivo a cadere. Nessuno però sembrava far caso a quello che stava succedendo - sicuramente una routine di Tokyo - tutti a leggere, a giocare con qualche videogioco, a scrivere mail al cellulare. Tuttavia la cosa che si nota sopra a tutto è il silenzio: l'esatta antitesi di un qualsiasi vagone italiano. Ognuno rinchiuso nei propri pensieri, ognuno concentrato nel farsi i fatti propri. Un'esperienza di un'altra ora e mezza, senza contare che dall'ultima stazione a casa ho pedalato sotto un'acquazzone tropicale... Arrivato a casa volevo solo buttarmi a terra e dormire.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

a maruko san tanti auguri di buon onomastico da zia e cugino!!!!!

Anonimo ha detto...

auguroni anche dalla Chiaa!
ci si sente al mio ritorno!
Buon divertimento!

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